lunedì 4 agosto 2008

Uno dei dilemmi di chi insegna

Mi viene in mente un vecchio dilemma, a proposito delle lingue e del loro apprendimento: "Per insegnare bene il latino a Pierino, devo conoscere meglio il latino o Pierino?" Molti di noi hanno un corso (o anche piu') di qualche lingua estera (tipicamente di inglese). Da qualche parte (dispensa, garage, cantina?...), impolverato. E' probabile che, nonostante quel corso fosse ben reclamizzato come "modernissimo", "scientifico", "naturale e senza sforzo", "capace di insegnarvi a pensare direttamente nella lingua straniera", ecc., nessuno di noi riesca tuttora a capire un'acca di quello che viene detto nella nostra canzone preferita, se e' in quella lingua, o di quello che sentiamo dire da due tizi madrelingua. E cio', anche se il corso fosse stato letto integralmente. Ma spesso, a dispetto di tutta la "scientifica gradualita'" con cui esso sarebbe stato composto, si deve ammettere che non si è neppure terminata la lettura del detto corso in tutta la sua interezza. Perche'? Forse perche' esso non offriva un corretto equilibrio fra l'attenzione che si deve riservare al ... latino (e a qualsiasi altra lingua) e l'attenzione dovuta a ... Pierino (e cioe' a chiunque voglia conoscere altri idiomi: a me, a te, ...). Per oggi, basta. Ci rileggeremo prossimamente.... Nel frattempo, perche' non scrivere una vostra opinione sulle vostre esperienze (piu' o meno frustranti) a contatto con una lingua straniera? Penso a chi, per entrare nel mondo del lavoro, deve sostenere un colloquio in altra lingua o anche a quegli studenti universitari che scelgono indirizzi non linguistici e che si trovano, pero', a dover superare un esame di tale genere per poter raggiungere l'agognata meta della laurea. A presto! (originario del 14.12 .2003, h. 18.08)

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