venerdì 4 dicembre 2009

Quanto è importante la prosodia

La prosodia è qualcosa di invisibile, eppure di essenziale:

1) per la comprensibilità del parlato - e cioè per evitare che l'ascoltatore straniero debba confessare di non capire un'acca della sua lingua quando viene parlata da noi (a volte, lo studente che ha imparato una lingua straniera si offende e non riesce a credere a tali affermazioni, ma non è una forma di scortesia o di razzismo: spesso, per lo straniero che ci ascolta, è la pura verità...) - e

2) per la sua giusta interpretazione "fine" - e cioè per evitare che l'ascoltatore straniero capisca la nostra frase come una domanda, mentre voleva essere un'affermazione.

In ogni lingua ci sono elementi che vanno al di là dei singoli suoni - rappresentati da lettere o segni vari. Sono elementi meno facili da notare perché raramente hanno una qualche forma di visualizzazione/trascrizione e, in Occidente, si tende - erroneamente - a ritenere che ciò che non si vede non esista.

Per esempio, ci sono delle tempistiche precise nel "recitare" le sillabe di ogni parola: alcune sillabe sono brevi, altre lunghe. Questo aspetto di ritmo e durata non ha sempre una sua "segnaletica" grafica - per esempio, l'italiano non ce l'ha. Cionondimeno, è essenziale imparare i giusti schemi ritmici di una lingua per evitare di essere incomprensibili. Provate ad ascoltare un Filippino o un Cinese che abbiano imparato a produrre i giusti suoni, ma non con la giusta tempistica. Il vostro orecchio verrà depistato ed accadrà qualcosa di singolare: riconoscerete i suoni, ma non le parole. Insomma, non recepirete il significato. L'italiano vi sembrerà una lingua estera. Sentirete un guazzabuglio quasi inestricabile, del tipo: "Per mette Dio tenere fe tedi pa neto stato morbi de edora te inunun icoci clodico tu ra", al posto di: "Permette di ottenere fette di pane tostato morbide e dorate in un unico ciclo di cottura".

Ma esistono ancora altri parametri affinché la propria pronuncia risulti totalmente compatibile con le procedure di decodificazione e comprensione del parlato da parte dell'ascoltatore.

C'è, per esempio il parametro dell'intonazione. Esso è un "effetto" di tipo melodico o "musicale" prodotto dalla variazione dell'altezza dei suoni durante la pronuncia delle parole di una lingua. In molte lingue a diversa intonazione corrispondono diverse funzioni grammaticali o diversi significati. In italiano, ad esempio, l'intonazione consente solo di distinguere una frase affermativa ("Sei un amico") da una frase interrogativa ("Sei un amico?") ed ha una propria segnaletica corrispondente (punto fermo o esclamativo e punto interrogativo). In altre lingue questa distinzione viene resa con l'aggiunta di una modificazione dell'ordine delle parole (come ad esempio nell'inglese: "You are a friend / Are you a friend?"), pur possedendo anche un codice grafico uguale all'italiano. Per lo straniero, è importante imparare a replicare le intonazioni giuste per evitare spiacevoli incomprensioni (per fare un esempio italiano, avrei voluto affermare che mi sei amico e, invece, lo dico in un modo che mette in dubbio il fatto, perché mi "esce" una domanda...).

C'è, infine, l'accentuazione di parola che permette la messa in rilievo di una delle sillabe che la compongono (c'è differenza tra "àncora" e "ancòra"). La messa in rilievo può essere realizzata:

a) attraverso il rafforzamento dell'intensità (accento dinamico o espiratorio) o

b) con un aumento dell'altezza della voce (accento musicale).

Ogni lingua li possiede entrambi, ma uno tende solitamente a prevalere sull'altro, così che, mentre nel greco classico abbiamo un accento prevalentemente musicale, nel latino si è verificato il contrario.

Riguardo all'accento, c'è da notare che una frase viene letta tutta d'un fiato come una "superparola", o quasi. Generalmente, non si dice: "Posso / Portarle / Il / Conto / O / Lo / Vuole / Più / Tardi?", ma si dice: "Possoportarleilconto olovuolepiutardi?". Ebbene, proprio perché le parole non si pronunciano come unità isolate, ma a blocchi, spesso c'è un "superaccento" dell'intera frase o di tutto un blocco su una parola o due - e quindi su pochissimi concetti - che sono i più importanti. Lo studente di una lingua, per risultare comprensibile, dovrà imparare queste accentuazioni.

Inoltre, dovrà tenere conto che per alcune lingue certe enfasi devono essere date da accentuazione e parole specifiche, mentre in altre lingue possono essere date solo dall'accentuazione: per tradurre "Sei proprio tu!" in inglese, dovremo sfruttare solo la voce, ossia l'accentuazione, e - graficamente - il maiuscolo (o il corsivo), perché l'inglese non possiede la parola "proprio" nel senso richiesto dalla frase in esame. Quindi: "It's YOU!"...

Tutte queste caratteristiche del parlato (e dei codici grafici corrispondenti, quando ci sono...), prese insieme, costituiscono la prosodia di una lingua.

La prosodia è ciò che ci fa percepire come dei nativi, dei madrelingua, non la pronuncia dei singoli suoni. Tant'è vero che spesso, per problemi traumatici o congeniti, ci possono essere persone che non riescono a produrre correttamente i suoni (c'è chi ha la "r" moscia, chi non riesce a fare la "s" o chi ha altri difetti di pronuncia), ma che, ciononostante, vengono presi ugualmente per italiani e non per francesi, ad esempio. La prosodia è l'inflessione, la cadenza tipica di una data lingua e può essere riprodotta al di là dei suoni che si o che non si utilizzano. C'è un "modo" inglese di parlare l'italiano, nel senso che posso fare anche i suoni giusti dell'italiano (proprio giusti, con la "t" debole e non esplosa, ecc.), ma con una "accento" britannico, per cui sarò riconoscibile come inglese, anche in un colloquio brevissimo!

Nel nostro Metodo, c'è una fase propedeutica, in cui si cerca di impegnare tutta l'attenzione dell'allievo su questi aspetti "raffinati" della produzione linguistica, in cui si cerca di indurre l'allievo a percepire e riprodurre la cadenza, la prosodia della nuova lingua, al di là dei contenuti.

Il bambino impara la prosodia della sua lingua ascoltandone gli "schemi sonori" nel ventre della madre, prima di poter capire.

Tra l'altro, ascoltare il parlato tra i forti rumori del torrente circolatorio ed attutiti dai liquidi e dai tessuti dell'organismo materno non può aiutare l'apprendimento dei suoni della lingua, perché arrivano indistinti, ma aiuta solo l'apprendimento dell'intonazione, degli accenti, della tempistica e della "musicalità" di una certa lingua.