mercoledì 10 dicembre 2008

Le "antiche lettere", dunque...

1. Le "antiche lettere" di cui sicuramente si serba qualche traccia in ogni lingua e/o alfabeto umano possono essere le lettere della lingua primordiale, quella parlata prima del confondimento babelico. Quella che Adamo aveva utilizzato per comunicare con Dio direttamente, quando - come recita la Genesi - Dio scendeva ogni sera nel Suo Paradiso Terrestre per intrattenersi amichevolemente con il Proprio amico Uomo. Tale lingua era quindi segno e strumento di un'unione, di un rapporto dell'Uomo con Dio e non solo dell'Uomo con i propri simili. In altri termini, c'era comunicazione e dialogo - senza perdita di identità e specificità - tra Uomo e Dio, Terra e Cielo, Inferiore e Superiore, Inconscio e Conscio. C'era un libero fluire delle energie e tra le entità. Tutto, tutti "facevano sistema", senza confusioni proteiformi. C'era armonia. Soggettivamente ed oggettivamente.

2. Ma le "antiche lettere" possono essere anche le lettere della lingua di Dio, quella con cui Egli ha creato il mondo ("Dio DISSE: "Esista la luce!". E ci fu la luce."...). E quella che - oltre che a creare - è adatta ad esprimere il pensiero di Dio e la Sua conoscenza. Che, poi, è l'unica ad essere completa e vera. Affermare che nelle lingue attuali esistano tracce di tali "antiche lettere" equivale a dire che l'Uomo è collegato, imparentato con Dio e che vi sono ancora tracce di quell'antica armonia. Certo: se vi sono solo tracce, allora significa anche che l'Uomo ha smarrito buona parte della propria "divinità", ossia della propria familiarità con Dio (e con tutto ciò che è esterno ed altro da sé stesso, ossia oggetttivo). Equivale ad affermare che nell'Uomo attuale esista un degrado di quella perfezione originaria con cui egli apparve nel gran teatro del cosmo. L'Uomo superficiale - che, cioè, vive in superficie e di superficie - ha quasi smarrito il ricordo della propria natura più autentica, più profonda. Ha smarrito il ricordo delle proprie origini di Luce. Vive ormai un'esistenza che non fu pensata per lui, che non gli appartiene. Conduce una vita che sta al di sotto del suo valore e della sua dignità. Ha perduto quasi completamente la capacità di parlare con ciò che sia effettivamente altro da sé: con Dio, con gli animali e la natura, con i suoi simili, e necessariamente anche con sé stesso, per alcuni versi. Ha solo vaghi e confusi ricordi di tutto ciò: flebili echi, nostalgie e sogni. Che, poi, sono la via maestra per ricuperare la strada per la casa "antica", per le proprie radici. Strumenti, per disseppellire la "perla preziosa" e il "tesoro nascosto" che è in lui, che è lui, che è la realtà. Sicuramente il desiderio continuo provato da ogni uomo, il sintomo dell'insoddisfazione perpetua, la "ferita" intellettuale e psicologica che nulla riesce mai a rimarginare, si apre verso l'Eterno, da sul Mistero. E' una finestra che consente all'Uomo di respirare l'aria fresca del Nuovo, del Diverso. Del Dio che non gli è più vicino, ma che gli resta pur sempre essenziale e necessario. L'Uomo è sacro. L'Uomo è il Sacro. L'Uomo è religioso per la sua stessa natura. Uomo, Sacro e Linguaggio, appunto... (creato originariamente il 16.3.2004, h. 10.52, modificato oggi)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Probabilmente ripeterò quello che hai detto, se lo faccio vuol dire che ho capito, se invece stravolgo il tuo concetto è perchè non ho capito, e ti prego di correggermi.

Definendo con lettera il componente base di qualsiasi comunicazione verbale o scritta, le "antiche lettere" dici essere ciò che ci permette di comunicare con Dio. Cssia, volendo astrarre, la necessità e il moto verso la ricerca di qualcosa di più elevato. Dio.

Mario German ha detto...

Carissimo Giovanni,

A1. per lettera intendo la porzione o l'elemento di ogni processo comunicativo umano e perciò anche di ogni lingua (spesso la "lettera" in questo senso è, in concreto, una struttura fonologica o grammatico-sintattica, più raramente una parola o, meglio, una radice).
A2. Quindi quando si comunica, quando l'Uomo comunica (anche con Dio, se credente), egli si serve di queste porzioni o atomi ricombinabili che gli permettono di comunicare su argomenti (e in situazioni o contesti ed anche con destinatari) diversi.
A3. Le "antiche lettere", invece, sono qualcosa di più. Nell'ambito delle "lettere" - o unità atomiche della e per la comunicazione - solo alcune sono "antiche" e cioè presenti da sempre in ogni lingua ed anche in ogni linguaggio. Elementi, quindi, ubiquitari e comuni e, perciò, evidentemente essenziali ed ineliminabili.
A4. Tali elementi "radicali", universali e presenti da sempre ("antichi") appaiono come traccia o indizio di una unità originaria di tutti gli esseri umani, di una comunità umana unica e indivisa (simboleggiabile da un altro mito: quello della "famiglia delle origini" da cui sarebbero nati tutti gli Uomini: insomma, il mito di Adamo ed Eva, per capirsi). L'Uomo nasce come famiglia, come comunità. Solo dopo nasce il separatismo sociale, l'individualismo di gruppo, donde fioriscono le tribù, le nazioni e i confronti tra quelle (ovvero le guerre). Processi che segnalano una immaturità, paragonabile a quella del bambino che dice che ogni cosa è sua. L'unità originaria di tutte le razze umane sta, tra l'altro, dimostrandosi a seguito di ultime scoperte sul genoma umano. Cosa che sorprenderà e disturberà molto gli scientisti che hanno sempre deriso le Sacre Scritture "antiche" (Bibbia giudaico-cristiana, ma non solo...) per quella loro convinzione, direi per quel loro "ricordo", secondo cui gli Uomini nacquero tutti da un unico ceppo.
A5. In tale unità originaria - precedente la caduta dell'umanità nell'immaturità/individualismo - esisteva sicuramente un sapere e una mentalità, una "cultura", altrettanta originaria e che, evidentemente, sta alla base di ogni successiva elaborazione e sofisticazione. Con occhio attento, dal guazzabuglio delle diversità (fatte apposta per separare) si può risalire a ciò che ci accomuna, a ciò che ha rappresentato la nostra radice comune.
A6. Oltre a ciò, si potrebbe "ripulire" l'Uomo moderno (ovvero decaduto e cioè non più "secondo natura") per far riemergere la sua "antica", originaria bellezza, per aiutarlo a ricuperare la sua specifica, originale natura.

B1. La dimensione religiosa dell'Uomo (e cioè dell'uomo evoluto), il suo orientamento e la sua inclinazione verso il Sacro, è evidente per mille motivi. Sono praticamente inesistenti le tribù senza un credo religioso, senza una (o più) divinità. L'ateismo di massa è solo un fenomeno recente e cioè non originario. Spesso, forzato (ossia non spontaneo) e indotto da motivazioni politiche, da regimi. E, peraltro, è "di massa" solo per modo di dire (tutt'ora sono 1 miliardo e mezzo i vari "tipi" di cristiani, un po' più di 1 miliardo gli islamici, a cui aggiungere migliaia di religioni minori o di religioni dai contorni sociologici difficilmente rilevabili come per esempio l'induismo). Sarà utile ricordare che persino il sarcastico Voltaire e l'amico Rousseau (capisaldi dell'Illuminismo anticattolico) erano fermamente convinti che l'ateo fosse, sostanzialmente, un povero ignorante...
B2. Orbene, le "antiche lettere" ci possono rivelare delle costanti del pensiero umano, sono collegate sicuramente anche agli archetipi più tipici dell'Uomo. E - per chi è credente - forse contengono qualcosa del pensiero di Colui che ha creato l'Uomo. Potrebbero contenere un'eco del pensiero, della sapienza di Dio. Potrebbero essere il primo, più antico fotogramma umano dell'attività creatrice di Dio.

C1. Se non sono stato chiaro (in effetti,...) chiedi pure. Non sono argomenti leggeri...