martedì 30 dicembre 2008

Un metodo glottodidattico serio...

Tornando ai discorsi più filosofici, tiriamo le fila a proposito del nome di questo blog! Il "mito" della Torre di Babele ci suggerisce che Uomo, Sacro e Linguaggio sono, a livello profondo, interconnessi ed interdipendenti. Fanno sistema. E' l'Uomo che parla. Ed anche Dio parla: a ciò che deve ancora creare (e lo crea proprio parlandone...) e all'Uomo stesso. Dunque, l'Uomo fa esperienza del Sacro attraverso la Parola che Dio gli rivolge per intessere con lui un rapporto. Questo è quanto l'Uomo sente e ha descritto. Peraltro, anche l'Uomo usa la Parola per relazionarsi col Divino, creando formule e rituali in cui spesso arriva a descrivere minuziosamente persino cosa vada detto ed anche come tali parole "stabilite" vadano pronunciate (a bassa voce e segretamente da parte del solo celebrante, a voce alta e in maniera udibile, a voce alta e con tutti i partecipanti, sotto forma di canto, a ripetizione, senza ripetere e avanzando linearmente...). Ecco perché un metodo glottodidattico serio - e, comunque sia, il nostro - guarda a questi tre poli e non tralascia mai di considerarli. Uomo, Sacro e Linguaggio! Se si fa crescere, se si stimola un essere umano (o meglio l'essere "umani" ovvero la natura specificamente umana che ognuno di noi ha dentro di sé) ad evolvere, inevitabilmente si compirà un'operazione parallela di acuizione della sua sensibilità interiore e della sua capacità di sperimentare la dimensione religiosa dell'esistenza. Al tempo stesso, si renderà più agevole la comunicazione interumana e, dunque, si acuirà pure (si risveglierà?...) l'attitudine - già sperimentata nella propria infanzia - a decifrare i meccanismi di una certa lingua e ad appropriarsene, tanto da riutilizzarla in modo personalizzato ed autonomo. Infatti, l'Uomo Iniziato - interiormente evoluto - non solo usa il Linguaggio, ma ha la forza di forgiarlo, di innovarlo senza stravolgerne la natura, ma piuttosto facendo come emergere ciò che era già lì da sempre, ciò che tutti i parlanti quella stessa lingua riconoscono come nuovo eppure come immediatamente comprensibile e coerente con la logica, la struttura più profonda di quella certa parlata. Si potrebbe persino supporre che più che invenzione sia solo scoperta di parole od espressioni da sempre esistite - anche se non ancora utilizzate - e da tutti conosciute (e quindi riconoscibili) - anche se ad un livello inconscio, o meglio superconscio. L'Uomo Iniziato ha la capacità di far risalire a galla le "antiche lettere" celate nell'immane flusso delle lettere ordinarie che costituiscono i nostri mille, banali discorsi d'ogni giorno. E si scopre "poeta", anche se non usa le rime. In tal senso, diventa (si scopre?...) Sacerdote che, al di sotto delle ripetitive apparenze - per quanto complesse e raffinate - dei meccanismi comunicativi, riesce a scorgere prima e meglio degli altri la natura divina di quanto viene pronunciato. Sacerdote che può dire agli altri la Parola Divina, perché è capace di avvertire il Divino sotto la scorza degli imperfetti sistemi comunicativi umani. La Torre di Babele - con tutti questi suoi richiami filosofici e religiosi - vuol proprio costituire l'icona ideale di un metodo che parta dall'Uomo e dalla sua apertura al Sacro per arrivare al Linguaggio (o che parta dallo studio di un Linguaggio per far toccare con mano la propria natura spirituale ed arrivare alla (ri-)costruzione dell'"Uomo"?...). (creato originariamente il 26.4.2004, h. 19.48, modificato oggi)

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