mercoledì 14 ottobre 2009

Un caso concreto: SM (2)

LA SPIEGAZIONE
Come mai una persona apparentemente normale e padrona dei propri sentimenti poteva apparire tanto rallentata e confusa dal punto di vista mentale? Come mai tanta distrazione, incapacità a fissare dei ricordi e a fissarsi sulla materia scelta dall'allievo stesso? SM, avendo la possibilità di parlare liberamente con l'insegnante, gli fece venire il dubbio che ciò che rendeva il nostro Metodo tanto inefficace (o SM tanto improduttivo...) potesse essere un'ansia e una preoccupazione sotterranee, riguardanti la perdita del suo lavoro. Non fu così immediato intuire tale "meccanismo", poiché SM si mostrava sempre molto sereno. Di fatto, a SM scappò anche questa affermazione rivelatrice: "Ma sì... Si deve fare qualsiasi cosa per uscire di casa, per evitare di ammattire... Mi riempio di cose da fare...". Al di là della sua mimica (sempre sorridente, scherzosa, mentre pronunciò tali frasi), iniziava ad apparire plausibile il dubbio che SM avesse deciso di studiare l'inglese in piena autonomia e liberamente (era, quindi, automotivato), ma per un fine sbagliato e cioè estraneo alla giusta motivazione che deve spingere un allievo a studiare una lingua (era, quindi, un automotivato dismotivato). In pratica, SM si applicava all'inglese solo per avere un impegno in più, per tenere occupata la mente, per distrarsi dal dramma della sua disoccupazione. Non era, cioè, molto interessato ad imparare la lingua. E le motivazioni disfunzionali (o dismotivazioni) si risolvono sempre in qualcosa di molto simile alla mancanza di motivazioni (o demotivazione), quanto al risultato concreto. E questo succede, anche perché il dismotivato che si sforza di fuggire da un problema mette proprio il suo problema al centro delle preoccupazioni personali, anche se relegandolo al livello inconscio. Il suo inconscio diventa la custodia del problema, anzi il "pentolone" dove quel problema si incontra, scontra e ricombina con gli altri problemi precedenti, dando luogo a nuove "misture", non sempre gradevoli. Se in una minestrone aggiungo un ingrediente inaspettato, posso ottenere un capolavoro gastronomico, ma posso anche rovinare definitivamente la ricetta... SM aveva rovinato tutta la sua capacità di apprendimento, nascondendo agli altri e a sé stesso non tanto il problema lavorativo in sé (ne parlava), ma la pesantezza, la paura e il dolore che gli provocava la questione lavorativa. Esternare, esprimere anche emotivamente (non solo descrittivamente e razionalmente) le proprie sensazioni è importante. Semplificando con una metafora, la fuga dai problemi diventa spesso un ricollocamento degli stessi nella cantina dell'inconscio. Ma la cantina dell'inconscio - come ogni cantina - non può contenere qualsiasi cosa: ha una sua dimensione, oltre la quale non si possono aggiungere altre cose. Sennò dalla porta della cantina inizieranno a fuoriuscire tutte le cose che volevamo nascondere. E' quando la cantina... "scoppia". Bisogna imparare ad affrontare i problemi. Usando questo sistema, si soffre di più, ma solo all'inizio...
(continua...)

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