domenica 1 febbraio 2009

La paura di provarci...

Uno dei problemi di chi impara una L2 è pronunciare le parole/frasi di fronte ad altri. Ci sono persone che non hanno la forza di parlare/leggere ad alta voce con più persone e questo è un grave ostacolo al completamento di qualsiasi corso di lingue, visto che una lingua - come suggerisce la parola stessa - è soprattutto un atto comunicativo orale ("orale" deriva dal genitivo latino "oris" che significa "(della) bocca" e nella bocca c'è la "lingua"...). So di persone laureate in lingue straniere e che le insegnano pure, che non sanno comunicare oralmente in tali lingue. E non tanto perché non conoscano molte parole a memoria o non sappiano applicare rapidamente le regole grammatico-sintattiche. In effetti, hanno queste capacità, ma di fronte ad un madrelingua si bloccano, così come facevano di fronte al loro insegnante. E' chiaro che chi non si abitua a pronunciare spesso una certa lingua non riuscirà neppure ad acquisire una buona correttezza e scorrevolezza nella produzione dei suoi suoni. Perché, dunque, questo "blocco"? Sostanzialmente, perché si ha paura del giudizio dell'altro e, in fondo, si vive il timore di non venire accettati. Si capisce, allora, come il problema psicologico che sta dietro a tale blocco sia ben più vasto e profondo e non possa essere risolto da un metodo glottodidattico. Ciononostante, un buon metodo deve porsi il problema e fornire strumenti capaci di minimizzare l'insicurezza di fondo, perlomeno dal suo limitato, ben definito punto di vista.

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